Non ti avevo mai immaginato prima, Nube di Oort, Roma 2023
Opere di Alessia Armeni
Versi di Andrea Raos
Testo Critico di Gaia Bobò
Catalogo Edizioni La Nube di Oort
Versi di Andrea Raos
Testo Critico di Gaia Bobò
Catalogo Edizioni La Nube di Oort
Il desiderio di questa mostra è stato di invischiare di poesia la pittura, fissare sfumature di colore in immagine poetiche.
Andrea Raos è stato invitato a dare i nomi ai colori dei quadri che ho dipinto presso la Nube di Oort a Roma, il poeta ha risposto scrivendo dei versi; con quei colori e quei versi ho composto l'opera su carta "Fissa un punto lontano".
Andrea Raos è stato invitato a dare i nomi ai colori dei quadri che ho dipinto presso la Nube di Oort a Roma, il poeta ha risposto scrivendo dei versi; con quei colori e quei versi ho composto l'opera su carta "Fissa un punto lontano".
La stanza vuota
Di Gaia Bobò
Nel lavoro di Alessia Armeni, l’uso della parola non è finalizzato a una decodificazione del linguaggio pittorico, né a una sua univoca traduzione. Al contrario, la scrittura diviene uno strumento di codificazione interna, finalizzato a estendere l’esperienza del visibile turbandolo con delle scosse minime. Le parole divengono indicatori direzionali in una sorta di wonderland semantica, un luogo in cui divergere e spaziare, senza mai fuoriuscirvi. Dagli appunti testuali apposti su alcuni suoi lavori – scirocco, neve sporca o tramonto sull’Ilva – si evince come l’esperienza del sensibile sia solitamente per l’artista un referente irrinunciabile, seppure interiorizzato e riassemblato nella costruzione di atmosfere irreali. Il tragitto mentale che collega il colore utilizzato nel dipinto al suo equivalente nel mondo diviene il fulcro dell’esperienza estetica del suo lavoro, con l’instaurarsi di un rapporto immaginifico o nostalgico.
In questo processo, la parola rinuncia alla sua funzione designativa sull’immagine per farsi immagine essa stessa, costituendo non una chiusura, ma una falla all’interno di un circuito che estende progressivamente i suoi confini.
La mostra Non mi avevi mai immaginato prima incarna questa volontà di contaminazione. Il progetto nasce dal dialogo con il poeta Andrea Raos, i cui versi divengono presenza infestante nel corpus di opere realizzare dall’artista. I componimenti poetici sono realizzati a partire dai lavori site-specific di Alessia Armeni, e a loro volta vengono filtrati e riversati negli stessi dipinti tramite l’apposizione di appunti minimi segnati a matita. La perdita di controllo sull’individuazione del referente esterno, affidato al poeta, rende l’intreccio tra verbale e visivo una matassa inestricabile, un salto nel vuoto che scardina ogni implicazione descrittiva del lavoro.
Ancor più radicale è la rinuncia a ogni controparte tangibile – Adesso parla tu, Luccica tutto anche adesso, o Ghiacciopianto – poiché i versi costruiscono a loro volta immagini totali, inafferrabili, che necessitano di essere immaginate. Forme, colori e parole si instradano verso la dimensione del sogno, relegando il reale a presenza meramente incidentale. E così, sono irreali anche le architetture e gli ambienti che i dipinti rappresentano, i quali, nella loro rarefazione assumono le fattezze di una stanza della memoria, dove le cose e i fatti del mondo riposano in silenziosa attesa.
Di Gaia Bobò
Nel lavoro di Alessia Armeni, l’uso della parola non è finalizzato a una decodificazione del linguaggio pittorico, né a una sua univoca traduzione. Al contrario, la scrittura diviene uno strumento di codificazione interna, finalizzato a estendere l’esperienza del visibile turbandolo con delle scosse minime. Le parole divengono indicatori direzionali in una sorta di wonderland semantica, un luogo in cui divergere e spaziare, senza mai fuoriuscirvi. Dagli appunti testuali apposti su alcuni suoi lavori – scirocco, neve sporca o tramonto sull’Ilva – si evince come l’esperienza del sensibile sia solitamente per l’artista un referente irrinunciabile, seppure interiorizzato e riassemblato nella costruzione di atmosfere irreali. Il tragitto mentale che collega il colore utilizzato nel dipinto al suo equivalente nel mondo diviene il fulcro dell’esperienza estetica del suo lavoro, con l’instaurarsi di un rapporto immaginifico o nostalgico.
In questo processo, la parola rinuncia alla sua funzione designativa sull’immagine per farsi immagine essa stessa, costituendo non una chiusura, ma una falla all’interno di un circuito che estende progressivamente i suoi confini.
La mostra Non mi avevi mai immaginato prima incarna questa volontà di contaminazione. Il progetto nasce dal dialogo con il poeta Andrea Raos, i cui versi divengono presenza infestante nel corpus di opere realizzare dall’artista. I componimenti poetici sono realizzati a partire dai lavori site-specific di Alessia Armeni, e a loro volta vengono filtrati e riversati negli stessi dipinti tramite l’apposizione di appunti minimi segnati a matita. La perdita di controllo sull’individuazione del referente esterno, affidato al poeta, rende l’intreccio tra verbale e visivo una matassa inestricabile, un salto nel vuoto che scardina ogni implicazione descrittiva del lavoro.
Ancor più radicale è la rinuncia a ogni controparte tangibile – Adesso parla tu, Luccica tutto anche adesso, o Ghiacciopianto – poiché i versi costruiscono a loro volta immagini totali, inafferrabili, che necessitano di essere immaginate. Forme, colori e parole si instradano verso la dimensione del sogno, relegando il reale a presenza meramente incidentale. E così, sono irreali anche le architetture e gli ambienti che i dipinti rappresentano, i quali, nella loro rarefazione assumono le fattezze di una stanza della memoria, dove le cose e i fatti del mondo riposano in silenziosa attesa.
Appropriarsi della luce
e attraverso di essa dello spazio. E' quanto Alessia Armeni realizza in questa mostra, così strettamente legata allo studio che l'artista fa dello spazio e della luce della galleria La Nube di Oort (le opere in mostra sono state create all'interno stesso della galleria, seguendo ed osservando il variare della luce durante il giorno). Un'operazione altamente concettuale, che la annovera tra gli artisti italiani che lavorano in uno spazio dell'arte multidimensionale, in cui l'aspetto concettuale, quando centrale nell'opera d'arte, la eleva ad un livello superiore. Che poi, a pensarci bene, è questa struttura concettuale la peculiarità che ha reso straordinaria l'arte italiana nei secoli. L'artista indaga lo spettro della luce nell'intimo rapporto con lo spazio dove la si osserva, con una concentrazione e metodicità quasi scientifica e offre allo spettatore un'esperienza ragionato ma allo stesso tempo estasiante. Una soggettività della percezione più ragionata, ma non meno poetica. Tant'è che l'artista avverte il bisogno della presenza di un poeta, Andrea Raos l'accompagna in questo percorso, aprendo nuovi spazi mentre segue coni suoi versi la struttura delle opere di Alessia, come in un labirinto.
Colpisce pure l'efficacia del carattere minimalista delle opere in mostra, testimone della distillazione estrema che l'artists realizza. L'opera di Alessia, e non solo in questa mostra, permeata di una lucidità e una concentrazione uniche, ci invita ad ammirare i suoi lavori con un atteggiamento raccolto e consapevole, ci invita a seguirla nell'esplorazione delle infinite variazioni e vibrazioni della luce mentre definisce gli spazi. A ricordarci le fondamenta di tutta l'arte. In fondo un invito a guardare a tutto ciò che ci circonda con maggior consapevolezza.
e attraverso di essa dello spazio. E' quanto Alessia Armeni realizza in questa mostra, così strettamente legata allo studio che l'artista fa dello spazio e della luce della galleria La Nube di Oort (le opere in mostra sono state create all'interno stesso della galleria, seguendo ed osservando il variare della luce durante il giorno). Un'operazione altamente concettuale, che la annovera tra gli artisti italiani che lavorano in uno spazio dell'arte multidimensionale, in cui l'aspetto concettuale, quando centrale nell'opera d'arte, la eleva ad un livello superiore. Che poi, a pensarci bene, è questa struttura concettuale la peculiarità che ha reso straordinaria l'arte italiana nei secoli. L'artista indaga lo spettro della luce nell'intimo rapporto con lo spazio dove la si osserva, con una concentrazione e metodicità quasi scientifica e offre allo spettatore un'esperienza ragionato ma allo stesso tempo estasiante. Una soggettività della percezione più ragionata, ma non meno poetica. Tant'è che l'artista avverte il bisogno della presenza di un poeta, Andrea Raos l'accompagna in questo percorso, aprendo nuovi spazi mentre segue coni suoi versi la struttura delle opere di Alessia, come in un labirinto.
Colpisce pure l'efficacia del carattere minimalista delle opere in mostra, testimone della distillazione estrema che l'artists realizza. L'opera di Alessia, e non solo in questa mostra, permeata di una lucidità e una concentrazione uniche, ci invita ad ammirare i suoi lavori con un atteggiamento raccolto e consapevole, ci invita a seguirla nell'esplorazione delle infinite variazioni e vibrazioni della luce mentre definisce gli spazi. A ricordarci le fondamenta di tutta l'arte. In fondo un invito a guardare a tutto ciò che ci circonda con maggior consapevolezza.
Cristian Stenescu
La Nube di Oort
La Nube di Oort